"Molte volte, da bambina, scendendo dai vicoli del suo quartiere verso i viali spaziosi e aperti del lungomare, Elsa aveva guardato il profilo frastagliato ed erto dell'isola che nei giorni di bel tempo si sollevava dal fondo dell'orizzonte, ed aveva immaginato che laggiù, come in un pianeta inesplorato, vivesse una razza diversa e misteriosa, esseri altissimi e sottili come giunchi, forgiati dal vento del mare aperto, scuri come le rocce vulcaniche di cui era fatta l'isola, ma con sguardi chiarissimi e affilati, capaci di penetrare le nebbie marine che avvolgevano d'inverno l'arcipelago."
(Tiziana Colusso, Formaldeide)